Questo viaggio in Tunisia, seppur breve, è stato molto significativo e importante. La Tunisia è uscita malconcia dalle cosiddette ''primavere arabe'' che hanno visto la diffusione di corruzione e disordini, anche perchè sono intervenute forze straniere, in primis gli USA, con la loro tipica ''esportazione della democrazia''. L'attuale governo del Presidente Kais Saied sta cercando di ristabilire ordine e promuovere lo sviluppo del paese. Crediamo che tanto è stato fatto ma ancora tanto rimane da fare.
Il PAS non è un partito nazionalista ma territoriale. Questo significa che i nostri interlocutori privilegiati sono gli enti locali e regionali. Crediamo che sia necessario ricominciare dalla base perchè, almeno in Italia, la politica dei partiti nazionali italiani ( soprattuttto quelli nazionalisti) ha causato, ieri come oggi, gravi ingiustizie; inoltre i partiti nazionali sono molto spesso sottomessi ad enti finanziari e lobby di potere sovranazionali ( la democratura dell'usuraio Mario Draghi, tra il 2021 e il 2022, ne è un esempio eclatante).
La questione dei flussi migratori irregolari è una questione rilevantissima. Dobbiamo coinvolgere anche gli enti locali in questa questione. Dobbiamo promuovere incontri e confronti di tipo culturale perchè le relazioni tra Sicilia e Tunisia sono millenarie. Dai punico-cartaginesi agli arabi fatimidi che partirono proprio dalla Tunisia per arrivare in Sicilia, lasciando tracce importantissime.
Dalle relazioni culturali possono svilupparsi progetti economici ad esse connesse, in primis sviluppo turistico. Lo sviluppo sia culturale che economico impedirebbe a tanti disperati di intraprendere viaggi pericolosissimi che spesso finiscono in tragedia. Dobbiamo porre fine a questa nuova tratta degli schiavi.
Il PAS è stato fondato come ente cultural-politico e riteniamo che prima di qualsiasi campagna elettorale, sia necessaria una campagna storico-culturale proprio perchè riteniamo che il degrado in cui versa la Sicilia sia dovuto, in larghissima parte, ad una ignoranza diffusa relativa alla nostra storia, in particolare quella dal 1860 in poi.
Durante la nostra visita alla Goletta e alla Marsa abbiamo potuto apprezzare il carattere multiculturale di queste città, carattere che è diffuso in Tunisia. Alla Goletta, in particolare, abbiamo notato la vicinanza tra la Parrocchia cattolica della Piccola Sicilia, la Grande Moschea e la Sinagoga. Un modello di convivenza che apprezziamo e che dovrebbe essere esportato.
Ci siamo confrontati, in particolare, con la Sig.ra Brigitte Hayoun che gestisce un centro comunitario ebraico alla Goletta per affrontare questioni abbastanza delicate. La Sig.ra Hayoun ci ha manifestato interesse per le questioni da noi poste.
La presenza ebraica in Sicilia è antichissima e risale senz'altro a prima dell' Era Cristiana, forse i primi ebrei raggiunsero la Sicilia con le navi commerciali fenicie.
La cultura ebraica siciliana era ricchissima sebbene molte di quelle tracce siano scomparse. Emblematici sono i Rimmonim di Cammarata, adesso esposti nel museo della Cattedrale di Palma di Maiorca.
Gli ebrei siciliani lasciarono l'isola nel 1492 in seguito all'Editto di Granada dei re cattolici di Spagna condividendo la stessa sorte degli ebrei presenti nella penisola iberica e nelle Baleari dato che la Sicilia faceva parte della corona spagnola. In Sicilia vi era la più grande comunità ebraica tra le attuali regioni italiane. Avevano i propri riti e usanze e di questo rimane testimonianza nella Scola Siciliana a Roma ( per esempio, l'Aron veniva costruito in pietra come quello di Agira).
Di queste cose abbiamo parlato con la Sig.ra Hayoun avvalendoci di testi relativi alla storia degli ebrei siciliani come il libro di Isidoro La Lumia e un volumetto della Rivista Kalos su questo argomento.
Abbiamo proposto alla Sig.ra Hayoun di organizzare una visita di rappresentanti della Comunità ebraica tunisina in Sicilia. La cacciata degli ebrei siciliani fu una gravissima ingiustizia che il PAS vorrebbe affrontare. Dobbiamo favorire la riconciliazione. Ci siamo rivolti alla comunità ebraica tunisina perche quella siciliana parlava il giudeo-arabo, lingua che viene tuttora parlata da molti ebrei tunisini. Gli ebrei siciliani parlavano il giudeo-arabo dai tempi della dominazione degli arabi fatimidi che avevano diffuso un clima di tolleranza religiosa in tutta l'isola. Gli ebrei siciliani presero due strade d'esilio: quella verso la penisola italiana, soprattutto da Roma in sù e quella verso il Nord Africa dove vi erano altre comunità che parlavano il giudeo-arabo, andandosi a fondere con esse.
Siamo molto preoccupati per quanto sta accadendo in Medio Oriente, in particolare tra Israele e Palestina e abbiamo esposto tale preoccupazione alla nostra interlocutrice.
Dobbiamo separare in maniera netta religione ebraica e sionismo, soprattutto quello militante che ha causato tante sofferenze al popolo palestinese. Noi crediamo che i kibbutz in Cisgiordania-Palestina siano illegali e immorali e che la distruzione di interi villaggi palestinesi sia un crimine di guerra gravissimo. Il massacro di tantissimi civili a Gaza è un vero e proprio genocidio e procede da decenni.
Da alcuni anni si è installata a Catania una presunta ''comunità ebraica'' foraggiata da Washington composta da convertiti alla religione ebraica, di cui noi mettiamo in dubbio l'autenticità di tali conversioni, e che in realtà è un club sionista (foraggiato dagli USA, infatti nei loro video espongono spesso la bandiera USA) in terra di Sicilia, in quanto non fanno altro che condividere sui loro social media contenuti relativi alle forze armate di Israele e sul sionismo militante.
Vorremmo che in Sicilia ci fossero delle Comunità ebraiche che riconoscessero i diritti dei palestinesi ad avere una patria così come esiste lo stato di Israele. Noi crediamo che la Cisgiordania sia lo stato di Palestina. A Ramallah e Nablus vi sono diverse culture e fedi religiose come i cristiani ortodossi di Ramallah e i Samaritani a Nablus che vivono lì da millenni e sono anch'essi minacciati dalle armate di Israele.
Tali comunità ebraiche dovrebbero provenire dalla Tunisia e ci piacerebbe che si aprissero delle Case di preghiera e studio della Torah a Palermo e Trapani: città dove erano più numerose e floride le antiche comunità ebraiche di Sicilia. Ci auguriamo di entrare in contatto con Maestri ebrei tunisini che vogliano accettare tale invito. Le eventuali comunità ebraiche siciliane dipenderebbero dal Gran Rabbinato di Tunisia e dall'antichissima tradizione religiosa di Gerba: piccola Gerusalemme d'Africa.
L'epoca arabo-normanna in Sicilia fu un periodo di grande sviluppo culturale dovuto anche al rispetto reciproco delle differenze. Prendiamo ad esempio quel periodo di luminoso medioevo siciliano.
AUTONOMIA AUTENTICA PER LA SICILIA E BENESSERE NEL MEDITERRANEO!